Dal 1877, i nostri manifesti fanno la storia della pubblicità
7 Novembre 2024
La scena è grossomodo questa: su un intenso sfondo purpureo, una giovane donna nel fiore della sua bellezza riversa oro da una cornucopia, circondata da spighe di grano.
Potrebbe essere un’opera d’arte, quella che vi abbiamo appena descritto, una delle tante che adornano i musei e ci ammaliano ogni volta che ci ritagliamo il tempo per una visita – e in effetti, in un certo modo, lo è.
Perché quella che vi abbiamo appena descritto è l’immagine di un nostro calendario giornaliero realizzato nel 1923 dall’artista bolognese Emma Bonazzi, e intitolato L’oro di Semèle, in cui la giovane dea raffigurata non versa un oro qualsiasi, ma l’oro della nostra pasta.
Ispirato dalle forme del grande maestro Gustav Klimt e dallo spirito dell’Art Decó, L’oro di Semèle rappresenta una testimonianza straordinaria: la prova che il nostro amore per l’arte e la voglia di comunicare al meglio chi siamo sono per noi aspetti identitari, passioni che coltiviamo con impegno e dedizione fin dalle nostre origini.
IN ALTO DAL 1877
Il crollo della borsa di Wall Street, La Grande Depressione, una crisi senza precedenti che stravolge la vita di tutti: gli anni Trenta del secolo scorso impongono al mondo intero una nuova battuta d’arresto, e suggeriscono la necessità di un ritorno all’essenziale.
In questo clima, nel 1938 la nostra fertile collaborazione con l’artista parmense Giuseppe Venturini porta al concepimento di Pasta sul Pentagramma – un manifesto pubblicitario che fa dell’essenziale il proprio principio guida. Su uno spartito azzurro, infatti, Venturini dispone al posto delle note le nostre farfalle e i nostri rigatoni, in una danza che ha lo scopo di trasmettere il nostro valore più genuino: l’amore per la pasta.
Ed è sempre Giuseppe Venturini che, negli anni Quaranta, ci aiuta a disegnare uno dei nostri manifesti più famosi, divenuto simbolo della speranza e della fiducia che ci animano da sempre: In alto dal 1877 mostra, su una avanguardistica mongolfiera colorata, due personaggi che da una parte salutano il presente, desiderosi di lasciarsi alle spalle gli anni della guerra, e dall’altra scrutano il futuro, pronti ad accogliere ciò che verrà.
L’EREDITÀ DI ERBERTO CARBONI
Chi dice Barilla dice Erberto Carboni: il nome del grande architetto e designer è legato indissolubilmente al nostro, e non solo per quanto riguarda la storia della Blue Box.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, infatti, Carboni disegna per noi alcuni gesti di comunicazione divenuti memorabili – primo fra tutti, il rivoluzionario manifesto del 1952 intitolato La pasta del buon appetito. Qui, per celebrare l’inizio di un’epoca nuova e più serena, Carboni si diverte a giocare con le forme e le composizioni, ed eleva la nostra pasta a oggetto sublime, sospeso nel tempo e nello spazio, come a volerci ricordare che il cibo non è altro che un ponte tra l’arte e la vita quotidiana.
Poi, all’improvviso, la pasta scompare: nella nuova campagna Dov’è la pasta?, nei più celebri manifesti Cinque zuppiere e Vera pasta all’uovo, Carboni sa che ormai non c’è più bisogno di mostrare l’evidenza, e che i nostri consumatori possono essere sfidati a indovinare la presenza di un alimento – la nostra pasta – impresso nel loro immaginario.
Infine, in occasione della Mostra Internazionale delle Conserve e Imballaggi del 1956, il genio di Carboni arriva a tradursi in un oggetto tridimensionale – un totem composto interamente dalle confezioni delle nostre paste e da ovali che riportano il nostro logo, in un equilibrio perfetto di linee e di forme.
DOVE C’È BARILLA C’È CASA
C’è Lucio Fontana, che squarcia la tela per superare il limite della bidimensionalità e indagare lo spazio. E c’è il duo composto da Christo e Jeanne-Claude che, dal Reichstag di Berlino alla Porta Pinciana di Roma, impacchetta gli oggetti per metterli in evidenza e, così facendo, esaltarne la bellezza.
Nel 1995, nella campagna Pasta fatta ad arte curata per noi dalla grande agenzia YOUNG & RUBICAM, le nostre Blue Box imitano i gesti di questi grandi artisti e nei manifesti vengono mostrate impacchettate, appunto, o intagliate. Il messaggio, veicolato con ironia e sensibilità, è chiaro: fare la pasta come la facciamo noi è un’arte.
E poi, negli anni Novanta, YOUNG & RUBICAM firma una serie di teneri ritratti familiari virati in blu – il nostro blu. Una bimba che scrive con una penna, una coppia con la passione dei fusilli, giovani sposi che celebrano il loro amore sotto una pioggia di anelli siciliani e di orecchiette… la nostra pasta, con il suo colore dorato, rappresenta l’unica diversità cromatica. E su ogni ritratto, una frase che non ha bisogno di introduzioni: Dove c’è Barilla c’è casa.
GRANI D’AUTORE
Cucinare è un’arte: non è solo una verità in cui crediamo, ma anche il titolo che abbiamo dato alla collaborazione con l’artista Olimpia Zagnoli, la quale nel 2018 ci ha aiutato a disegnare una confezione speciale dei nostri Spaghetti N.5 in occasione del Pasta World Championship – una speciale competizione di cucina curata da Academia Barilla. Come manifesti in miniatura, le Box dei nostri Spaghetti si sono riempite di colori e forme curati nei minimi dettagli, divenendo punto d’incontro tra arte visiva e arte di fare la pasta.
E anche nel 2021, quando il mondo intero si è trovato ad attraversare un altro drammatico periodo di crisi, abbiamo continuato a investire nell’arte e nella bellezza, promuovendo l’iniziativa Grani d’autore – un progetto che ha visto coinvolti undici artisti italiani, i quali ci hanno aiutato a celebrare e illustrare il nostro Manifesto del Grano Duro Barilla attraverso il racconto per immagini dell’appassionante viaggio che questa preziosa materia prima compie nella nostra filiera, all’insegna della responsabilità e della sostenibilità.
Così, forti dell’esperienza che abbiamo accumulato, possiamo guardare al futuro con una consapevolezza rinnovata: che l’arte è ciò che dona bellezza alle nostre vite, soprattutto nei momenti più difficili, ed è per questo che continueremo a coltivarla producendo cibo della migliore qualità e investendo in una comunicazione che fa dell’arte, appunto, il proprio fulcro.
Altre Storie
Un assaggio delle nostre storie